Visita guidata a vetri aperti alla Seconda e Nona Cappella del Sacro Monte di Varese
LA VISITAZIONE E LA SALITA AL CALVARIO
La seconda cappella, costruita a partire dal 1605 sempre su progetto di Giuseppe Bernascone, presenta una struttura essenziale a pianta rettangolare. In facciata, parallela alla Via Sacra, si aprono tre finestre, che cosentono al pellegrino di guardare l'interno, animato dalle sculture in terracotta dall'artista ticinese Francesco Silva, autore della maggior parte delle sculture che popolano le quattordici cappelle.
La nona Cappella, dedicata alla Salita al Calvario, è architettonicamente struttura in modo da invitare il pellegrino e visitatore a salire la gradinata, scoprendo gradualmente l'ormai quasi completamente perduto "Ecce Homo" affrescato nel 1686 dal pittore milanese Stefano Maria Legnani. L'interno della cappella è visibile solo dall'unica finestra frontale, composta da tre aperture e mostra Gesù che, salendo al Calvario incalzato da due soldati a cavallo, cade sotto il peso della croce. Di fronte a lui c'è la Veronica, che inginocchiata tiene in mano la reliquia del volto di Cristo sul panno, con cui gli aveva appena asciugato sangue e sudore. Le figure principali, da Francesco Silva realizzate, sono affiancate da altri personaggi: un uomo dal gozzo pronunciato, e la Madre di Gesù accompagnata dalle pie donne. L'intera scena è resa emotivamente coinvolgente e maggiormente suggestiva grazie alla realistica pavimentazione e dall'unitarietà del fondale, realizzato nel 1654 da Giovan Paolo Recchi e ormai purtroppo rovinato dall'umidità e dagli interventi di restauro del Poloni.
Domenica 19 novembre 2017 si terrà l'ultimo appuntamento del ciclo di visite guidate a vetri aperti al Sacro Monte di Varese, chiudendo con l'approfondimento sulla seconda cappella, dedicata alla Visitazione.
Si ricorda che le visite guidate, su prenotazione obbligatoria e al costo di 5 € a persona, si terranno a orari fissi: h 14.30 e h 17.00 con ritrovo presso il Centro Espositivo mons. Pasquale Macchi alla prima cappella.
Per info e prenotazioni:
366 4774873 - 328 8377206 - info@sacromontedivarese.it - info@archeologistics.it
366 4774873 - 328 8377206 - info@sacromontedivarese.it - info@archeologistics.it
La seconda cappella, costruita a partire dal 1605 sempre su progetto di Giuseppe Bernascone, presenta una struttura essenziale a pianta rettangolare. In facciata, parallela alla Via Sacra, si aprono tre finestre, che cosentono al pellegrino di guardare l'interno, animato dalle sculture in terracotta dall'artista ticinese Francesco Silva, autore della maggior parte delle sculture che popolano le quattordici cappelle.
Il fulcro della scena è l'incontro tra Elisabetta e Maria, rispettivamente affiancate e accompagnate dai due consorti, Zaccaria e Giuseppe. Oltre a loro, a dominare la scena ci sono altri curiosi personaggi ad animare la scena, dando sprazzi di quotidiano al fine di coinvolgere emotivamente lo spettatore e il pellegrino.
Gli affreschi, realizzati dal pittore comasco Giovan Paolo Ghianda nel 1624, fanno da fondale paesaggistico al gruppo scultoreo centrale.
La nona Cappella, dedicata alla Salita al Calvario, è architettonicamente struttura in modo da invitare il pellegrino e visitatore a salire la gradinata, scoprendo gradualmente l'ormai quasi completamente perduto "Ecce Homo" affrescato nel 1686 dal pittore milanese Stefano Maria Legnani. L'interno della cappella è visibile solo dall'unica finestra frontale, composta da tre aperture e mostra Gesù che, salendo al Calvario incalzato da due soldati a cavallo, cade sotto il peso della croce. Di fronte a lui c'è la Veronica, che inginocchiata tiene in mano la reliquia del volto di Cristo sul panno, con cui gli aveva appena asciugato sangue e sudore. Le figure principali, da Francesco Silva realizzate, sono affiancate da altri personaggi: un uomo dal gozzo pronunciato, e la Madre di Gesù accompagnata dalle pie donne. L'intera scena è resa emotivamente coinvolgente e maggiormente suggestiva grazie alla realistica pavimentazione e dall'unitarietà del fondale, realizzato nel 1654 da Giovan Paolo Recchi e ormai purtroppo rovinato dall'umidità e dagli interventi di restauro del Poloni.
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